Il 9 marzo 1997, in un’abitazione di Cori, in provincia di Latina, vennero ritrovati intorno alle 23:30 i cadaveri dell'operaio ventitreenne Patrizio Bovi, appassionato di musica leggera e con piccoli precedenti per spaccio di droga, e della sua fidanzata, la studentessa diciassettenne Elisa Marafini. A scoprire i cadaveri furono il fratello quindicenne e il padre di lei, Angelo Marafini, maresciallo dei carabinieri in pensione, e Massimiliano Placidi, amico degli assassinati. Le vittime furono uccise tramite un accoltellamento impressionante: 51 coltellate furono sferrate su Patrizio Bovi e 124 su Elisa Marafini. Come arma del delitto fu usato un coltello da cucina che i carabinieri trovarono qualche giorno dopo in quella casa ripulito dalle impronte. Secondo la testimonianza dei vicini di casa, durante il delitto, tra le 20:30 e le 21:00, l'assassino aveva alzato la musica dello stereo a tutto volume per non far sentire le grida delle vittime. Le forze dell'ordine che indagavano sul delitto, escludendo l'ipotesi dell'omicidio-suicidio per mano di Patrizio Bovi, si concentrarono su due piste: lo spaccio di droga e il delitto passionale. Alcuni giorni prima al Bovi erano stati venduti 200 grammi di cocaina che venduta al dettaglio, avrebbe fruttato 40 milioni di lire. Ad un amico della coppia uccisa, il trentenne Marco Canale, operaio di Cisterna, che mesi prima aveva abitato nello stesso appartamento del delitto, all'indomani dell’omicidio furono sequestrati i pantaloni, sui quali vennero trovate tracce ematiche compatibili con quelle delle due vittime: il 26 aprile 1997 venne arrestato. A sorpresa durante il processo l’imputato Marco Canale dichiarò di essere stato due volte nell'appartamento di Via della Fortuna a metà pomeriggio di quel 9 marzo: la prima volta non entrò, più tardi, trovando aperta la porta, lo fece e vide Patrizio Bovi ed Elisa Marafini già morti, poi scappò via senza avvisare nessuno, ma ben 7 testimoni lo smentirono, dichiarando di aver visto le due vittime camminare in Piazza Signina a Cori Monte verso le 19:30. Più di qualche testimone dichiarò inoltre di aver visto un uomo dell'altezza di Marco Canale gettare un sacco dei rifiuti in un cassonetto vicino Via della Fortuna il pomeriggio del 9 marzo intorno alle ore 18:20, cioè quando l'imputato sosteneva di essere a Cisterna. A causa delle prove schiaccianti (le macchie di sangue sui pantaloni e le testimonianze) Marco Canale venne condannato in Primo Grado di giudizio a 30 anni di reclusione nel dicembre 1998 con risarcimento di 250 milioni di lire alla parte civile, rappresentata dalla famiglia di Elisa Marafini. La pena venne confermata dalla Corte d’Appello e da quella di Cassazione. Nel 2019, dopo oltre 22 anni di reclusione, Marco Canale esce dal carcere definitivamente, grazie ad uno sconto di pena per l'indulto e per buona condotta. Se ti è piaciuta la bellissima illustrazione realizzata dall’artista @timanchetu come cover art di questa puntata, puoi trovare tanti altri contenuti simili sulla sua pagina Instagram: instagram.com/timanchetu Entra a far parte della nostra community seguendo Blu Notte su Instagram e Twitter e iscriviti al canale Telegram per rimanere sempre aggiornato sulle prossime puntate cliccando su questi link: • Twitter: http://twitter.com/BluNottePodcast • Instagram: instagram.com/blu.notte.podcast • Telegram: https://t.me/BluNottePodcast
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